Gli atleti africani hanno innanzitutto una struttura fisica molto più propensa alle gare di fondo e mezzofondo. Hanno ossa più leggere e le loro gambe, in proporzione al loro tronco, sono molto più lunghe. In particolare i keniani. Alcuni di loro sembrano avere solo gambe e niente tronco. Questa struttura gli permette di avere una corsa agile e poco, pochissimo peso da portarsi dietro.
A livello organico, gli africani sono abiituati a correre in situazioni di altissima umidità e ciò li porta a dover correre in un ambiente in cui la quantità di ossigeno è più bassa rispetto a chi si allena, per esempio, in Europa. In pratica è come se si allenassero in altura: la loro capacità respiratoria (VO2, VO2max) diviene molto più alta rispetto ad una persona che esegue un allenamento simile in Italia. Il consumo di ossigeno (capacità respiratoria, VO2 o VDOT) è un valore fondamentale per chi si allena nella corsa: conoscendo il tuo VO2max puoi stabilire il tuo potenziale su ogni distanza (+ è alto, più vai veloce). Questo valore è in buona parte definito a livello genetico, ma è possibile, almeno in parte, miliorarlo tramite allenamenti specifici.
I keniani possono poi allenarsi nei loro altopaiani (1500 sul livello del mare), sommando i benefici dell'allenamento in altura con quello dell'aria rarefatta a causa dell'umidità, con un beneficio doppio. La loro capacità respiratoria è di molto superiore. Non a caso molti atleti europei e americani passano l'inverno (o almeno parte di esso) in Paesi come Brasile, Kenia, Etiopia o Australia.